Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/186

184 l’innamoramento


127.tal si smarrisce Adon, quando scoverto
de la Dea gli si mostra il lume intero;
e tanto più, pur di sognar incerto,
d’alta confusïon colma il pensiero
perché conosce espressamente aperto
del sogno suo ne la vigilia il vero,
rivedendo colei che poco dianzi,
rubatrice del cor, gli apparve innanzi.

128.Al bel Garzon, che stupefatto resta
veduto il primo aspetto in aria sciolto,
la bella Dea discopre e manifesta
in un punto medesmo il core e ’l volto.
— Ben mio — dicea — , qual meraviglia è questa,
che tra dubbi pensier ti tiene involto?
Quel traveder, che ti fa star dubbioso,
fu di mia deïtà scherzo amoroso

129.Or non più mi nascondo. Io mi son quella
per cui d’amore il terzo Ciel s’accende.
Quella son io, la cui lucente stella
innanzi al Sole, emula al Sol risplende.
Taccio, che dal mio bel qualunque bella
bella è detta quaggiù, bellezza prende;
taccio, che figlia son del sommo Padre.
Dirò sol ch’amo, e che d’Amor son madre.

130.Quando ben fusse a tua notizia ignoto
quel che t’abbaglia insolito splendore,
qual è clima sì inospito e remoto?
alma qual è, che non conosca Amore?
Che se pur poco agli altri sensi è noto,
malgrado suo, n’ha conoscenza il core.
Se ti piace d’Amor dunque il piacere,
dimmi il tuo stato, e dammi il tuo volere. —