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182 l’innamoramento


119.E tu candido piede insanguinato,
che di minio sì fino asperso sei,
e ricca pompa fai così smaltato
de’ tesori d’Amore agli occhi miei,
quanto più del mio cor sei fortunato,
del mio cor, che trafitto è da costei?
Langue ferita, e di ferir pur vaga
impiagato m’ha il cor con la sua piaga.

120.A te fasciato pur di bianco invoglio
efficace licor rimedio serba.
Senza fasce ei si dole, al suo cordoglio
non giova industria d’arte, o virtù d’erba.
Consenta pur Amor, che s’io mi doglio,
trovi ristoro almen la doglia acerba:
e stringendomi il fianco in dolce laccio,
se mi ferisce il piè, mi sani il braccio.

121.Chi più già mai di me felice fia,
s’egli averrà che questa bella essangue,
ch’al chiuder de la sua la piaga mia
apre così che ’l cor ne geme e langue,
d’Omicida crudel Medica pia
m’asciughi il pianto, ov’io l’asciugo il sangue?
sì che tra noie e gioie, e guerre e paci
quante mi dà ferite, io le dia baci? —

122.— Lassa — l’altra dicea — , che dolce pena!
Questa, che la mia piaga annoda e cinge,
non è fascia, anzi è ceppo, anzi è catena,
che mentre il piè mi lega, il cor mi stringe.
Questo purpureo umor, che ’n larga vena
di vivace rossor mi verga e tinge,
ahi ch’è l’anima mia, che ’n sangue espressa
vuole a costui sacrificar se stessa.