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174 l’innamoramento


87.Occhi, ov’Amor sostien lo scettro e ’l regno,
ov’egli arrota i più pungenti artigli,
voi sol potete il mio battuto ingegno
campar da le tempeste e da’ perigli,
non men che stanco e travagliato legno
soglian di Leda i duo lucenti figli.
Già parmi in voi veder, veggio pur certo
tra due chiuse palpebre un Cielo aperto.

88.Ma perché non v’aprite? e i dolci rai
non volgete a costei, ch’umil v’inchina?
Àprigli neghittoso, e sì vedrai
a qual ventura il fato or ti destina!
Rendi ai sensi il vigor, richiama omai
l’anima da’ bei membri peregrina.
Ah non gli aprir, ché chiuso anco il bel ciglio
spira l’ardor del mio spietato figlio.

89.Sonno ma tu, s’egli è pur ver che sei
viva e verace imagine di Morte,
anzi, di qualità simile a lei,
suo germano t’appelli, e suo consorte,
come come potesti a danni miei
entrar del Ciel ne le beate porte?
con che licenza oltre l’usato ardita
puoi negli occhi abitar de la mia vita?

90.E se sei pur de l’ombre e degli orrori
oscuro figlio e gelido compagno,
come i cocenti raggi e i chiari ardori
soffri di quel bel viso, ond’io mi lagno?
Fuggi il rischio mortal! Semplici cori
fan tra i vezzi d’Amor scarso guadagno.
Vanne vanne lontan, vattene in loco
dove tanto non sia splendore e foco.