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168 l’innamoramento


63.Tien duo Veltri la destra, al lato manco
pende d’aurea catena Indico dente.
D’argento in fronte immacolato e bianco
vedesi scintillar Luna lucente.
Lasciasi l’arco e la faretra al fianco,
prende d’acuto acciar spiedo pungente.
Tal ch’ai cani, agli strali, al corno, a l’asta
la più lasciva Dea par la più casta.

64.Non sol per suo diletto ella usar vole
ma per infamar l’emula quest’arte,
perché temendo, se la vede il Sole,
non l’accusi a Vulcano overo a Marte,
vuol ch’egli, o qualche Satiro che suole
da lui fuggire in quell’ombrosa parte,
a Pan più tosto il riferisca e dica
ch’ancor Dïana sua non è pudica.

65.Per più spedito agevolarsi il calle
l’aureo coturno si disfibbia e scalza,
poi de l’obliqua ed intricata valle
premendo va la discoscesa balza.
L’erbe dal Sole impallidite e gialle
verdeggian tutte, ogni fior s’apre ed alza.
Sotto il piè pellegrin del bosco inculto
ogni sterpo fiorisce, ogni virgulto.

66.Ed ecco audace e temeraria Spina,
ma quanto temeraria, anco felice,
che la tenera pianta alabastrina
punge in passando, e ’l sangue fuor n’elice,
e vien di quella porpora divina
ad ingemmar la cima impiagatrice.
Ma colorando i fior del proprio stelo,
scolora i fior de la beltà del Cielo.