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canto terzo 167


59.Voi Grazie voi, che dolcemente avete
nel nèttare del Ciel le labra infuse,
e ne’ lavacri più riposti siete
nude le sue bellezze a mirar use;
voi snodar la mia lingua, e voi potete
narrar di lei ciò che non san le Muse.
Intelletto terreno al Ciel non sale,
né fa volo divin penna mortale.

60.Pastor di Troia, oh te felice allora
che senza vel tanta beltà mirasti!
E saggio te, quanto felice ancora,
che ’l pregio a lei d’ogni beltà donasti.
Beltà che gli occhi e gli animi innamora,
Diva de le bellezze, e tanto basti.
Se non fuss’ella Citherea, direi
che Citherea s’assomigliasse a lei.

61.Non osa al bell’Adon Venere intanto
il vero aspetto suo scoprir sì tosto,
ma vuol per tòrne gioco innanzi alquanto
che sia sotto altra imagine nascosto.
Novo (i’ non saprei dir con qual incanto)
simulacro mentito ha già composto;
e già sì ben di Cinthia arnesi e gesti
finge, che ’n tutto lei la crederesti.

62.Va come Cinthia inculta ed inornata
e veste gonna di color d’erbetta.
Tutta in un fascio d’or la chioma aurata
le cade sovra l’omero negletta.
Nulla industria però ben ordinata
tanto con l’artificio altrui diletta
quanto al bel crin, ch’ogni ornamento sprezza,
accresce quel disordine bellezza.