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166 l’innamoramento


55.L’Aurora innanzi dì si cala in terra
per abbracciar d’Atene il Cacciatore.
La Luna a meza notte il ciel disserra
per vagheggiar l’Arcadico Pastore.
Io perché no? Se ’l mio desir pur erra,
quella somma beltà scusa ogni errore.
Vo’ che ’l garzon, ch’io colà presso ho scorto,
sia vendetta a l’ingiuria, emenda al torto. —

56.Qui tace, e poi qual Cacciatrice al guado,
colà correndo a l’alta preda anela.
Vesta di lieve e candido zendado
le membra assai più candide le vela,
che, com’opposto al Sol leggiero e rado
vapor, le copre sì, ma non le cela.
Vola la falda intorno abile e crespa,
Zefiro la raccorcia, e la rincrespa.

57.Sudata da l’artefice marito
su l’omero gentil fibbia di smalto
con branche d’oro lucido e forbito
sospende ad un zaffir l’abito in alto.
L’arco, onde suole ogni animal ferito,
mercé de la man bella, ambir l’assalto,
con la faretra ch’al bel fianco scende,
ozïoso e dimesso al tergo pende.

58.Sotto il confin de la succinta gonna
(salvo il bel piè, ch’ammanta aureo calzare)
de l’una e l’altra tenera colonna
l’alabastro spirante ignudo appare.
Non vide il mondo mai (se la mia Donna
non l’agguaglia però) forme sì care.
Da lodar, da ritrar corpo sì bello
Thracia canto non ha, Grecia pennello.