Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/157


canto terzo 155


11.Mentre che pur, dov’egli arresti il passo,
parte cerca più fresca, e meno aprica,
ode strepito d’acque a piè d’un sasso,
vede chiusa valletta al Sol nemica.
Or questo, il corpo a sollevar già lasso
e travagliato assai da la fatica,
seggio si sceglie, e stima util consiglio
qui depor l’armi, e dar ristoro al ciglio.

12.Fontana v’ha, cui stende intorno oscura
l’ombra sua protettrice annosa pioppa,
dove larga nutrice empie Natura
di vivace licor marmorea coppa.
Latte fresco e soave è l’onda pura,
un antro il seno, ed un cannon la poppa.
A ber su gli orli i distillati umori
apron l’avide labra erbette e fiori.

13.L’arco rallenta e de l’usato pondo,
al fianco ingiurïoso, il fianco alleggia,
e ’l volto acceso, e ’l crin fumante e biondo
lava nel fonte che ’n su ’l marmo ondeggia.
Poi colà dove il rezo è più profondo,
e d’umido smeraldo il suol verdeggia,
a l’erba in grembo si distende, e l’erba
ride di tant’onor lieta e superba.

14.Il gorgheggiar de’ garruletti augelli,
a cui da’ cavi alberghi Eco risponde;
il mormorar de’ placidi ruscelli,
che van dolce nel margo a romper l’onde;
il ventilar de’ tremuli arboscelli,
dove fan l’aure sibilar le fronde,
l’allettàr sì, che ’n su le sponde erbose
in un tranquillo oblio gli occhi compose.