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ALLEGORIA

In Amore, che ferisce il cuore alla madre, si accenna che questo irreparabile affetto non perdona a chi che sia. In Venere, che s’innamora d’Adone addormentato, si dinota quanto possa in un animo tenero la bellezza, eziandio quando ella non è coltivata. Nella medesima, che volendo guadagnarsi l’affezzion d’Adone cacciatore, prende la sembianza della Dea cacciatrice, e d’impudica si trasforma in casta, s’inferisce, che chiunque vuole adescare altrui, si serve di que’ mezi a’ quali conosce essere inclinato l’animo di colui che disegna di tirare a sé. E che molte volte la lascivia vien mascherata di modestia, né si trova femina così sfacciata, ch’almeno in su i principii non si ricopra col velo della onestà. Nella Rosa tinta del sangue di essa Dea, ed a lei dedicata, si dimostra che i piaceri venerei son fragili e caduchi; e sono il più delle volte accompagnati da aspre punture, o di passione veemente, o di pentimento mordace.