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a maria de’ medici 13

tempo governato con sì giusto e provido reggimento, così si faccia anche il Genio custode dell’opera mia, rendendola in virtù del suo glorioso nome e della sua favorevole autorità più cara e più dilettevole. Veramente, che la madre abbia a partecipare delle glorie, e delle lodi, che si dànno al figlio, è dovere di legge umana e divina; e che in particolare debba ella aver parte in quelle che si contengono in questo volume, è cosa giusta sì per rispetto suo, come per rispetto mio. Per rispetto suo, poi ch’essendo V.M. la terra che ha prodotta sì bella pianta, e la pianta che ha partorito sì nobil frutto, si debbono tutti gli onori attribuire non meno a lei, come a cagione, che a lui, come ad effetto. Per rispetto mio, perciò che essendo io sua fattura, e dependendo tutto il mio presente stato da lei, per la cui ufficiosa bontà mi ritrovo collocato nell’attual servigio di questa Corte, si come dalla sua protezzione riconosco gli accrescimenti della mia fortuna, così mi sento tenuto a riconoscere le ricevute cortesie con tutti quegli ossequii di grata devozione, che possono nascere dalla mia bassezza. Oltre che, per essere il componimento ch’io le reco quasi un registro delle sue opere magnanime, delle quali una parte (ancor che minima) mi sono ingegnato d’esprimere in esso; e per avere io ridotto il suggetto che tratta (come per l’allegorie si dimostra) ad un segno di moralità la maggiore che per aventura si ritrova fra tutte Cantiche favole, contro l’opinione di coloro che il contrario si persuadevano; giudico che ben si confaccia alla modesta gravità d’una Prencipessa tanto discreta.

Or piaccia a V.M. con quella benignità istessa, con cui si compiacque di farmi degno della sua buona grazia, accettare, e far accettare la presente fatica; onde si vegga, che se bene il mio ingegno è mendico e infecondo, e il Poema che porta è tardo frutto della sua sterilità, vorrei pur almeno in qualche parte pagar con gli scritti quel che non mi è possibile sodisfar con le forze. Se ciò farà (per chiudere il mio scrivere con l’incominciato paralello d’Hercole) ricevendo ella per se stessa, e rappresentando a S.M. composizioni di Poeta come non indegne di Re guerriero, né disconvenevoli a Reina grande, conseguirà la medesima loda