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10 a maria de’ medici

suo animo reale non ad altro fine si rivolgono, che alla gloria del Cielo. Fassi essecutore della divina disposizione, difensore della regia dignità, punitore della insolenza de’ rubelli; e in tutte le sue generose azzioni si dimostra amico de’ buoni, compagno de’ soldati, fratello de’ servi, padre de’ vassalli, e degno figliuol primogenito della Chiesa Apostolica. Risarcisce i quasi distrutti onori della milizia, i disagi gli sono ozii, i sudori delizie, le fatiche riposi. Fa stupire, e tremare, vince prima che combatta, ottiene più trionfi che non dà assalti, e signoreggia più animi, che non acquista terre. Il suo petto è nido della fortezza, il suo cuore refugio della clemenza, la sua fronte paragone della maestà, il suo sembiante specchio dell’affabiltà, il suo braccio colonna della giustizia, la sua mano fontana della liberalità. La sua spada infocata di zelo par la spada del Serafino, che discaccia dalla sua casa i contumaci di Dio; onde il mondo che gli applaude, e che ha delle sue magnanime opere incredibile aspettazione, con voce universale lo chiama Intelligenza della Francia, Virtù del trono e dello scettro, Angelo tutelare della vera fede, poi che angelico veramente è il suo aspetto, angelico il suo intelletto, e angelica la sua innocenza. Così la somma pietà di quel Dio il quale lo regge, ed il quale egli difende, guardi la sua vita, e allontani dalla sua sacra persona la violenza del ferro, la fraude del veleno, e la perfidia del tradimento; come in lui si adempiranno appieno tutte le condizioni di perfezzione che mancarono negli antichi Cesari. E trattandosi in questa guerra santa dell’interesse pur di Dio, non mancheranno a quella infinita sapienza modi da terminarla a gloria sua, e con riputazione d’un Re sì giusto. Quanto poi alla parte che tocca a me, debita ancora, non che ragionevole, stimo io questa dedicatura, acciò che se nell’uno abonda cortesia, nell’altro non manchi gratitudine. Ma con qual cambio, o con qual effetto condegno corrisponderò io a tanti eccessi d’umanità, i quali soprafanno tanto di gran lunga ogni mio potere? Certo non so con altro pagargli, che con parole, e con lodi, in quella guisa istessa che si pagano le divine grazie. Ben vorrei, che la mia virtù fusse pari alla sua bontà, per potere