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canto secondo 109


27.Ecco Cerere in Flegra afflitta riede,
ecco gemino pin succide e svelle,
e per cercarla, fattone due tede,
le leva in alto ad uso di facelle.
Simile al vero il gran carro si vede
ricco di gemme sfavillanti e belle.
Van con lucido tratto il ciel fendenti
l’ali verdi battendo i duo Serpenti.

28.Da l’altro lato mirasi scolpito
il giovinetto Dio che ’l Gange adora,
come immaturo ancor, non partorito
Giove dal sen materno il tragge fòra:
come gli è madre il padre; indi nutrito
da le Ninfe di Nisa, i boschi onora.
Stranio parto e mirabile, che fue
una volta concetto, e nacque due.

29.In un carro di palmiti sedere
vedilo altrove, e gir sublime e lieve.
Tirano il carro rapide e leggiere
quattro d’Hircania generose allieve.
Leccano intinto il fren l’orride fere
del buon licor che fa gioir chi ’l beve.
Egli tra i plausi de la vaga plebe
passa fastoso e trïonfante a Thebe.

30.Il non mai sobrio e vecchiarel Sileno
sovra pigro asinel vien sonnacchioso,
tinto tutto di mosto il viso e ’l seno,
verdeggiante le chiome e pampinoso.
Già già vacilla! e per cader vien meno:
reggon Satiri e Fauni il corpo annoso.
Gravi porta le ciglia e le palpebre
di vino e di stupor tumide ed ebre.