Pagina:Marinetti - Teatro.djvu/249


Palumbo

Caro Giacalone, o siete innamorato o state per entrare in convento anche voi! Avevo dato ordini tassativi perché, dopo l’Equatore, Sua Altezza Simonetta rimanesse sempre nella sua cabina ben custodita... Non voglio né chiacchiere né drammi a bordo.

Giacalone

Ho trasmesso i vostri ordini, ma nessuno li ha eseguiti. Mi dispiace di doverlo confessare: Sua Altezza è divenuta ormai per tutti Sua Santità.

S.A. Simonetta

svegliandosi e alzandosi:

Buon giorno, commissario.

Giacalone

Buon giorno. Come ha dormito?

S.A. Simonetta

Benissimo, la notte era fresca e senza vento.

Giacalone

riprendendo a fissare la costa:

L’aurora si avanza verso di noi velocissima. Ci aggredisce da ogni parte col fascino di una dama bellissima. E suo rosa di guancia infantile penetra tutti gli oggetti. Siamo invasi da questo rosa beato. Non è già più rosa... Eccoci tutti vermigli... Voi, comandante, siete un porporato... Quella carrucola è forse l’enorme rubino di un nababbo... Quell’altra

più su è una grande goccia di sangue... I poeti hanno ragione di cantare le dita rosee dell’aurora, ma sono dita di vento che strappando dai cordami di prua una melopea soave. La

248