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Eugenia
esce fremente convulsa, coi moti di una bambina ebbra di un’attesa insopportabile. Gioia e tormento, vicinissima alle lagrime e piena di risa represse. Origlia, spia un poco, aiuta la cameriera a ripiegare le vesti e l’accompagna alla porticina. Poi si volta e va sulla punta dei piedi a sorprendere amorosamente Mario coricato sul muretto. Ma ha fatto pochi passi che una vampa violenta e rossa esplode con fragore fuori delle finestre della casetta-laboratorio di Porpora.
Porpora
dall’interno:
Maledizione! Maledizione! (Un lungo silenzio durante il quale Mario e Eugenia si lanciano malgrado il fumo verso la porta della casetta e tentano di aprirla. Si sente un rumore di chiave e la porta aprendosi lascia passare Porpora irriconoscibile con la faccia nera) Ho la faccia bruciata! (Silenzio) Sento che la mia faccia ha raggiunto un bel tono di nero cafro. (Silenzio) Ho trovato anche una buona tintura per i miei capelli bianchi. (Silenzio) Ma i miei occhi sono intatti, fortunatamente! Altrimenti sarei costretto a fare della pirotecnica all’interno. Cosa piuttosto noiosa.
Sipario
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