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zione! Ora mi sento male! Molto male!...- Invece di ucciderla, è lei che mi uccide!... (Fa qualche passo incerto, barcolla. Rosina, riassettandosi le vesti, lo segue con occhi attenti, dà un balzo, e giunge in tempo a riceverlo fra le braccia) Lasciami, vipera... Mi curo da me... E’ il mio solito -male!

Rosina

con voce falsa:

Non aver paura di me. Io ti voglio bene, lo sai!...

Il guardiano

ruggendo:

Non ci credo!

Rosina

Calmati! Calmati... Ti metto a letto... Sempre la solita storia... Lo sai che non devi irritarti cosí... La collera finirà coll’ammazzarti! Te lo disse il medico...

Rosina rovescia lentamente e corica il guardiano, ne alza a stento le gambe pesanti e le spinge sul letto.

Il guardiano

Eccomi di nuovo imprigionato, incatenato dai dolori! Dio! Dio! Dio!

Continua a lamentarsi con voce meccanica. Intanto Rosina si accovaccia davanti alla cassapanca, scrive con matita su di un foglietto che piega e nasconde in seno. Poi curva, si avvicina alla credenza, la apre e vi fruga dentro.

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