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azzurro, dànno la scalata alla gola alta del soffitto. Il barone Arhiman, grassa bomba in smoking con percussore di perla, mangia solo ad una quadratissima tavola molti gas saporitamente compressi in cibi rari.

Arhiman. — Cucina schifosa! Pessimi liquori! E tu hai il coraggio di servirmi questa immondizia? Quando imparerai a fare un cocktail? Di che paese sei?

Un cameriere. — Sua Eccellenza scuserà. Non so più il nome della mia patria, tanto essa è pacifica e immobile.

Arhiman. — Cerca bene nella tua memoria. Scrivi a tuo padre.

Un altro cameriere. — È spagnolo.

Arhiman. — Bene. Dichiaro la guerra alla Spagna. Dov’è il mio segretario? John! Telegrafa subito al nostro primo ministro. Credo venuto il momento opportuno per rispondere alle insolenze della Spagna. Bisogna d’altra parte lanciare le nuove azioni Rimm e la Spagna ci oppone una concorrenza veramente insopportabile.

NELLA CAMERA DA BAGNO

DI EUGENIA FRAGSON


Luciani, romanziere e giornalista, sigaro in bocca, semisdraiato sul divano, assiste al restauro facciale di Eugenia Fragson, esile bellezza bruna trentenne che si rianimava sotto le dita bulini neri di Manolo, massaggiatore negro in pantaloncioni rossi e gilet d’oro, con fez scarlatto,


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