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amici che partono dopo avervi festeggiato con ritmo identico e preveduto.

I raggi solari creano sulla lucente carrozzeria altre piccole ruote illusorie con un ritmo uguale. Per carità fate uno sforzo per evitare la spaventosa monotonia del preveduto che minaccia il vostro viaggio di nozze.

Meno male: i vostri amici sono partiti. Erano altrettanti pantani carceri contatori manometri di monotonia e di già fatto.

Io sono un vulcano ricco di terremoti spirituali. Sono anche un vestiarista teatrale. Non voglio — capite? — non voglio lasciarvi andare in scena con quelle vostre anime consunte e più vecchie della terra. Tu sei l’elegantissimo e ricco intellettuale, dalla sensibilità squisitamente eccitabile Occhi di educanda curiosa, indecisa, un po’ disillusa. Corpo troppo lungo di giunco pronto a dar suoni lamentevoli se i cuscini morbidi della comodità ti sono d’un tratto scopati via dal vento della sfortuna.

Effeminato, gemebondo, sfiduciato come un flauto, presti i tuoi forellini alle musiche dell’aria, del tempo e dello spazio. Tempo e spazio addomesticati che sanno soltanto ricordare. Bisogna invece aggredire la vita, perchè le Forze ti imbandiscano un pranzo succulento, tutto sorprese.

Lei, signora, è stata sino ad oggi la vaporosa, anemica, impressionabile bambina, velata dalle sue inquietudini come un fragile arbusto, educata ai cieli autunnali, ai libri e ai flirts sfogliati senza tormento, ai paesaggi bevuti senza sete nei finestrini veloci dei treni di piacere senza piacere.


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