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Gorizia. Muore Boccioni. Cade colpito in fronte sul Carso l’architetto futurista Sant’Elia. Il tenente degli alpini Carlo Erba, pittore futurista, muore sull’Ortigara. Io sono ferito a Plava, alle Case di Zagora. Dopo due mesi di convalescenza torno sul Carso. Nella ritirata di Caporetto, col cuore triste ma non vinto, conduco i miei bombardieri, in ordine perfetto, fino al Piave. Nel greto del fiume comando una compagnia di bombardieri trasformati in fucilieri a Nervesa.

Nella trincea di Capo Sile comando una batteria di lanciabombe Stokes.

Il 15 giugno di nuovo con le bombarde a fianco della brigata Casale in Val d’Assa.

Passo nel corpo delle Automitragliatrici blindate, e, comandante della mia 74a, nella battaglia di Vittorio Veneto inseguo gli Austriaci, entrando primo ad Aviano e a Tolmezzo. Catturo due reggimenti ungheresi ad Amaro, e partecipo nell’8a squadriglia, alla presa importantissima di un comandante di corpo d’armata austriaco.


Tornato a Milano, riprendo la lotta futurista con discorsi, pugilati e legnate per la Dalmazia. Impongo con Ferruccio Vecchi la prima glorificazione di Vittorio Veneto in Piazza del Duomo, parlando dall’alto del monumento mentre gli altri cazzottano, cazzottando mentre gli altri parlano. Sono a Roma, a Milano, Napoli, Genova, Torino, dovunque occorrono argomenti futuristi.

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