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quelle di Chateaubriand, e mi prediceva la gloria di un grandissimo poeta.
Ebbi una passione folle per una dolce bambina quattordicenne, Mary, alunna d’una scuola di suore attigua al mio collegio. Levantina, grandi occhi di liquirizia, gote di camelia, labbra carnose sensualissime, flessuosa, molle, già femmina, scaltra e piena di malizia. Per baciarla, mi arrampicavo tutti i giorni sulle spalle del mio servo arabo, e dopo essermi scorticato ai vetri aguzzi d’un muretto, aspettavo tra i rami di un fico che ella sfuggisse alla sorveglianza delle suore. Ma sul fico vi erano, talvolta, dei camaleonti, a bere con me l’arsura del pomeriggio. Per meglio contemplarne uno, persi l’equilibrio, un giorno, e caddi lussandomi un braccio
L’amore per Mary si mescolò ad una mia violenta crisi di misticismo. Dai quattordici ai sedici anni, fui
...l’adolescente
che dava i pruriti del suo corpo snervato
al voluttuoso abbraccio della Sera,
all’odore dell’incenso e delle ostie inzuccherate.
quando il Mese di Maria,
veniva a visitarci nel parlatorio,
come una donna profumata,
più bella che le sorelle dei miei amici!...
Fortunati! Essi almeno, ogni sera, potevano
come giocando a rimpiattino,
immergere il naso, le guancie,
nei tiepidi corsetti e fra le gonne
lasciati sulle sedie accanto al letto...
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