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241 | atto quarto |
jene, solo popolo superstite, le quali cantano a voce spiegata la Gloria di lui, fra la ghiottoneria insaziabile di un paesaggio incendiato dall’Aurora!...
RE BALDORIA.
Magnifico!... Grazie!... Comincio!
Brandisce la Succulenta, sbadiglia, erutta un fiato sonoro; poi, con la destra sul fianco, alta la testa e gli occhi rivolti al cielo, apre la bocca come un tenore.
ANGUILLA
entra in scena ballando e ridendo. Tiene intanto in equilibrio sulle dita della mano sinistra un piatto fumante e traboccante, ed impugna colla destra una coscia di cappone.
Certamente ha fame, la Maestà vostra...
RE BALDORIA.
Eh! sì!... Che gentile pensiero!... Dammi quella roba!... (aferra la coscia di cappone e v’infigge i denti, con sospiri di delizia) Sei un furbacchione, mio caro Anguilla!... Ma... come, dove hai scovate (piena la bocca) queste buone cose?... Uhm!... Sì... Capisco!... È un segreto!... Non importa! (Volgendosi a guardare i Guatteri incatenati). E questo benedetto processo?....
TORTA
implorando:
Sire!... Sire!...
RE BALDORIA.
Sì! Vi assolvo!... Va bene... va bene!... (Con la bocca piena e unta, sonnecchia per un momen-