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213 atto quarto

la mia spada e la mia casacca da battaglia! Non canterò più!... La poesia, ormai, si vestirà di penne d’oca!...

ANGUILLA.

Infatti, hai già l’aspetto meschino e stremenzito d’uno scrivanello di tribunale!... Non ti manca altro che la penna d’oca infilzata nella parrucca!...

PANCOTTO

invisibile, gridando forte, in fondo al refettorio:

Sire! vi mando i tre valletti dei Vassalli, che ho liberati or ora... Abbiamo anche trovato quaggiù tredici servi di cucina che si contorcono nelle pance di tredici Citrulli... Tutti gli altri servi sono morti!... Che cosa debbo farne, di questi?...

RE BALDORIA

con le mani alla bocca a giusa di portavoce:

Affrettati a liberarli, Pancotto!... Ho bisogno di essere servito!

I tre valletti dei Vassalli entrano in scena lentamente, inchinandosi fino a terra, ad ogni passo, per salutare il Re

Anzitutto, voi, date mano alle scope, e spazzate via le immondizie che ingombrano quest’angolo della sala...

I tre valletti eseguiscono rumorosamente l’ordine del Re, con una precisione zelante e scrupolosa, mentre i tredici servi di cucina entrano lentamente, a due a due, inchinandosi anch’essi fino a terra, ad ogni passo, col mento sul petto e le braccia incrociate.