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MASTICAFIELE

sbuffando di collera repressa e lanciando occhiatacce feroci verso la parte invisibile del refettorio:

Sire... Io ho sognato che la fame mi straziavate budella!... I denti mi s’allungavano di continuo, ricurvi e terribili fra le labbra, fino a scalfirmi l’ombelico!... Non volendo divorare il mio Re, tanto appetitoso, con la sua vezzosa regina tonda e polputa... mi diedi, ad un tratto, a mangiarmi i piedi!... E così, piegato a cerchio, come un pesce che si morda la coda, mi divorai le gambe, il ventre, il petto, e... tutto il resto... finché stanco e satollo, mi lasciai cadere sulla sabbia... Ero diventato un dente d’elefante!... Infine, trasformato in mia tastiera, singhiozzai, in un organo, sotto le dita di un frate musicista!

RE BALDORIA.

Ebbene, Masticafiele mio... tu non suonerai più, sotto le mie dita... fino a nuovo ordine!... Il tuo ritornello d’odio è stucchevole!... Scommetto che Pancotto ha qualcosa di più interessante da raccontarci...

PANCOTTO

con un’aria attonita e stupida:

Sire, io, dapprima... mi son sentito come perduto in mezzo a un mare burrascoso... Ero aggrappato alla vetta di un albero di bastimento... Preso dalla vertigine, ho allargate le dita, ad un tratto, e son caduto in fondo a una fetida stiva!... Che rullìo, là dentro!... Che mal di mare!... Ho cominciato a vomitare... e ho vomitato