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201 atto quarto

da, ti prego... Sono ferito anche qui, alla testa!...

ANGUILLA

seduto in mezzo alla tavola, in crociate le gambe, alla turca, prende maternamente fra le braccia l’Idiota, che vi si abbandona come una bambina ammalata.

Oh! nulla di grave!... Hai un dente di Citrullo, incastrato nella fronte!... Ah! povero amico mio!... Com’è tutta solcata di morsicature, la tua bella fronte libera e aperta, nobile pianura spazzata dal vento selvaggio dell’Ispirazione!... Sappi, Idiota, che io sono poeta come te, quando voglio... Senti!... tu, bella fronte, nobile pianura sconfinata e rosea... che risuoni sotto il galoppo delle Idee guerriere e... stupide!... (Accarezzando la fronte dell’Idiota) Davvero, le proporzioni della tua fronte sono straordinarie!... Che vasto cervello! (Con curiosità, scherzevolmente, misura la fronte dell’Idiota) Il mio, vedi, è già da molto tempo una soffitta disadorna... lurida... senza imposte che la difendano dagli acquazzoni... dal sole... dalla polvere delle strade maestre! È, insomma, assolutamente inabitabile!

Qualche anno dopo la sua costruzione, il tetto, sfasciandosi, piombò sul piano sottostante. Il tuo, invece, ha grandi finestre, e vi sono specchi innumerevoli, al soffitto e alle pareti... specchi che lusingano e attirano le Stelle come se fossero allodole... Io so che esse vi s’indugiano, con gioia, imprigionate nelle seriche reti delle tue strofe... Il sole viene a villeggiare dietro la tua fronte... e di notte la tua anima vi dorme voluttuosamente in braccio alla luna!... Ma tutto questo non t’ha