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FRA TRIPPA

ad Anguilla:

Non ci vedo più!... Ahi! Le palpebre mi bruciano!... Dio!... Che ganasce hanno quei sacripanti!... Potessi almeno alzarmi!... Guarda!... Pappone e Salame ci si avvicinano!

Fa vani sforzi per alzarsi.

ALKAMAH.

La sua voce va diventando sempre più cupa e febbrile:

Nell’amarezza del rancidi tramonti autunnali,
gialli e freddolosi,
non aspetterai più l’avvelenato
sorriso delle stelle...
E l’affamata anima tua, correndo
innanzi all’instancabile tuo corpo,
di landa in landa, sulla curva terra,
non avrà più la brama,
né la furia di mordere
nel turbinante e roseo cuore dell’infinito!

Poiché ti sta nel petto
un rimorso monotono dai simmetrici denti,
un metodico strazio
dall’isocrono moto d’orologio
che ad ogni istante ti si aggancia al cuore
con sue ruote rostrate!

Sempre infantile è l’anima dell’uomo...
Egli ama il suo dolore,
come la bimba ama la sua pupattola
e divide con essa fiori, chicche e trastulli!

E tu àmalo molto, il tuo dolore...
Così non avverrà più che tu pianga
senza alcuna ragione
come un fanciullo che il buio impaura...

Rallègrati! Oramai
Notti tranquille avrai!...