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ALKAMAH.

Sì... sì... Abbrevio...

...Ma la fame gli aveva infrante le ginocchia, a poco a poco... ed egli, ora, strisciava brancolando, in cerca delle innumerevoli carogne, il cui molle fetore lo ubriacava. Ad un tratto, si fermò. Le gambe gli si erano impigliate in un pesante mucchio di stoffe cariche di pietre preziose... Annaspando nel buio, egli sfiorò allora un corpo caldo, che respirava, e fece rotolare in una voragine una gran corona sonora... Quel supremo sforzo lo stremò, ed egli cadde bocconi schiacciato da un sonno profondo, spalancata la bocca per l’orrore di un terribile incubo. L’Imperatore taciturno gli apparve, colossale, smisurato fantasma, che simile ad una cattedrale gotica ingombrava il cielo, e che aveva sulle spalle la notte, negligentemente panneggiata come un ampio mantello dalle lunghe pieghe cosparse di stelle.

Con voce cavernosa, l’Imperatore gli disse: «Sono io, il rapitore e l’assassino di tuo figlio... E sono in tua balìa! Puoi vendicarti!... Il Sogno centuplica la tua forza!... Soffocami sul tuo cuore!... Ciò che si uccide in sogno muore più dei morti della terra!...» Mentre parlava così, il fantasma enorme dell’Imperatore si era assottigliato, divenendo ad ogni istante più esile, per rannicchiarsi fra le braccia del vecchio!... Ahimè! questi non si stringeva al petto che il suo figliuolo! Ma non lo sapeva, e lo pugnalò rabidamente, nelle tenebre, mordendogli le labbra per soffocare le sue grida!... Poi, come gli scorpioni della fame gli straziavan le viscere, egli sbranò la carne della sua carne e bevve avidamente il sangue del suo sangue...