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MAZZAPICCHIO

interrompendo Anguilla con una manata amichevole:

Io, passai tre giorni e tre notti, a lottare a corpo a corpo con la Morte!... Uno scheletro bianco?... Fandonie!... La Morte... è una pingue baldracca maltese, dalla pancia enorme e floscia... Ve l’assicuro!... Ha poppe cascanti, rugose e color marrone... simili a grandi borse da tabacco, adorne, nel fondo, di medaglie arrugginite... E le sue natiche son tutte a bernoccoli, per le impronte lasciatevi dai mille lettacci scabri che hanno premuto!

Fu a Malta — mi sovviene — una sera d’estate gialla e untuosa, in cui l’aria aveva un sapore di grassume... Dopo aver molto bevuto, i miei compagni ed io imboccammo il vicolo dei Lavatoi. Ad un tratto, mi sentii mancare, e stramazzai al suolo... Maledizione!... Una rissa aveva servito di pretesto per rubarmi l’oro che possedevo!... Essi eran venti sacripanti... ed io ero briaco fradicio!.. Mi destai, l’indomani, nella soffitta d’una lurida taverna, steso bocconi su un letto sfondato... E sputavo sangue!...

Un uragano squassava i muri, e quello stambugio era affocato come una fornace, dalla cenere rossa che tamburellava sui vetri! Il vento del sud s’accaniva, ràbido, a voler sventrare la catapecchia! Pareva che mille demonii stessero tirando ferocemente le budella immense della terra, dai mugghianti spiragli della cantina!... Tutte le leve dell’inferno scricchiolavano sotto la porta... ed io sudavo freddo... quando la Morte entrò nella mia soffitta... Quella cialtrona maledetta tramandava di sotto i suoi cenci fangosi uno strano puzzo