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maiale color di rosa, protendeva, ora a destra ora a sinistra, il suo grugno grinzoso sorretto dai festoni di una quadruplice pappagorgia, e le pietanze prelibate svanivano come: miraggi nei deserti sconfinati del suo ventre!.. Non si era mai vista, ne mai più si potrà ammirare una simile ingordigia!

Fraticelli smilzi, dal muso acuto apparivano e sparivano ratti fra i battenti degli usci, puntando l’orecchie come fanno i conigli. Si chinavano a raccogliere ordini, e li facevano echeggiare per tutta la badìa, dalle cantine ai granai...

Dieci giorni dopo, i frati-cuochi e tutti gli altri fratocci, fraticelli e fraticini eran stremati dalla fatica, ma Gozzoviglia continuava a mangiare! Si decise allora di andare a chiedere aiuti al convento delle suore Grassoline, che era sottoposto alla saggia direzione del nostro priore, e le vezzose monachelle dal seno petulante e appetitoso accorsero trotterellando, — furbi visetti rosei sotto le candide cuffie. — Ognuna portava fra le braccia ignude e ben tornite grandi vasi pieni di consente benedette, di amorose creme e di eucaristici biscottini... I frati Mangioni, la cui virilità era tutta nello stomaco, ne avrebbero fatto volentieri un unico pasto...

Ogni sera Gozzoviglia dormiva per un’ora, col naso nel piatto e con la bocca aperta, anchilosata dai crampi della stanchezza. Ma poi, ristorato da certe energiche frizioni dei frati infermieri, egli poteva rimettere in moto i suoi possenti muscoli boccali e riprendere il pranzo interminabile... Allora, nel silenzio gorgogliante di preghiere, sonori flati e borborigmi profondi scoppiettavano come archibugiate...