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FAMONE

apparisce, ombra gesticolante, nella cornice della finestra ch’è in fondo alla scena. Egli è ritto sul culmine di una collina tutta irta di pugni alzati, e il suo profilo convulso spicca, come ritagliato, sul rosso del sole. Grida entusiastiche e applausi coprono a quando a quando la sua voce formidabile.

Qualche fetta di salame!... Un pezzo d’arrosto!... Un coniglio ben cotto!... Oppure una buona costoletta, prima di mezzanotte!... Altrimenti... Tolta! Béchamel! Ascoltate!... Altrimenti, proporrò di sfondar le porte e di massacrare i Guatteri traditori!

TORTA

passeggia per la sala, concitato e fiero, brandendo la sua casseruola: d’oro dal lungo manico e gridando comandi, come un generale.

Suvvia! Presto, perbacco!... Preparate! le scodelle, fannulloni! Maledetti lavapiatti!

Minaccia con la casseruola i servi che s’affaccendano lungo la tavola, portando barelle su cui s’ergono colonne di scodelle.

GLI AFFAMATI

di fuori:

Viva Famone! Famone è il nostro capo!...

BECHAMEL

uscendo dalle cucine:

Che fare, per calmarli?

SOFFIONE

tendendo minacciosamente il pugno verso la finestra:

È impossibile! Quel furfante di Famone è inesorabile!... (Alzando le spalle con ira e dispetto).