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L’interno del Castello di Re Baldoria. Un angolo dell’antica armeria, trasformata dai Guatteri in refettorio, pel Banchetto dei Citrulli. La sala si prolunga di scorcio fra le quinte, a sinistra, e si capisce che è immensa. In fondo, chiusa, la grande porta che dà sulla scalinata e sul viale centrale del parco. Presso la porta, a destra, una grande finestra aperta, dalla quale si scorgono le collinette del parco, formicolanti di una folla che gesticola furibonda, insanguinata dalla luce del tramonto.
Nella parete obliqua di destra, la porta chiusa del grande laboratorio astrologico di Turchino, adattato dai Guatteri a servir da cucina. I battenti istoriati sono sormontati da due grandi capitelli ornati d’iscrizioni cabalistiche. Nella parete di sinistra, pure obliqua, ampie vetrate aperte sugl’immensi Stagni del Passato. Siccome le pareti laterali sono oblique, lo spettatore può vedere, a destra, dalla toppa di un’enorme serratura, rosseggiare i forni delle cucirle, e a sinistra, dalle finestre aperte, le lontananze verdastre degli Stagni del Passato.
In mezzo alla scena, l’estremità di una tavola gigantesca, che si prolunga di sbieco, a sinistra, nell’invisibile profondità dell’armeria. Fra la tavola e la ribalta, fiammeggia un gran braciere destinato a riscaldare le vivande. Tre grosse catene pendenti dal soffitto invisibile tengono sospesa al disopra dell’estremità della tavola una grande conca di ottone, piena d’olio, da cui emergono, accesi, numerosi lucignoli di stoppa.
E’ un tramonto d’agosto. Caldo soffocante.