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conoscenza minuziosa degli apparecchi e del volo. Ciò risulta in modo singolare dalle conversazioni appassionate dei ragazzi d’oggi.
L’obiettivo di raggiungere una totale italianità poteva trascinare altri, come già è avvenuto, a foggiare o adottare vocaboli arzigogolati, antiquati, pedanti oppure ostici nella pronunzia e perciò nati morti.
L’aviatore Azari che unisce le qualità di capopilota istruttore a quelle di parolibero futurista, ha portato nella collaborazione nostra l’esperienza della vita aviatoria di guerra, di aerodromo e di officina. Cosicchè tutti i vocaboli da noi adottati sono effettivamente vivi nell’uso.
Il nostro Dizionario Aereo giunge anche tempisticamente per verbalizzare la già esistente sensibilità aviatoria e rendere sempre più facile l’inebbriante poesia aerea iniziata con «L’Aeroplano del Papa» di F. T. Marinetti (1912).
Questo lavoro non poteva essere compiuto così com’è, cioè preciso e vitale ad un tempo, che da noi futuristi con la nostra passione per la velocità e per la nuova estetica della macchina, armata dalla nostra tipica volontà di sintesi e precisione.
Molti filologi invece, sedentari e nemici giurati delle macchine veloci si dilettano nell’equivoco
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