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stero maestri di scena e scenografi dimenticando quelli italiani, capaci di insegnare al mondo.
15) Sono esterofili e quindi colpevoli di antitalianità le colte signore e i critici d’Italia, il cui cervello fu svecchiato e agilizzato dal Futurismo italiano, e nondimeno lo criticano o trascurano per correre a pescare preziosamente Futurismi stranieri tutti derivati dal nostro. Antitalianamente essi dimenticano per esempio questa esplicita dichiarazione del poeta futurista inglese Esra Pound ad un giornalista italiano: «Il movimento che io, Eliot Joyce e altri abbiamo iniziato a Londra, non sarebbe stato senza il Futurismo italiano» e questa altrettanto esplicita dichiarazione di Antoine nel Journal di Parigi: «Nelle arti decorative le strade erano da tempo aperte dalla scuola di Marinetti».
Altre Nazioni, poco popolose, non criticate nè minacciate da nemici esterni, possono, sonnecchiando sotto il ronzìo di sedabili complotti rivoluzionari, considerare l’orgoglio nazionale come un oggetto di lusso.
La nostra virile fiera dinamica e drammatica penisola, invidiata e minacciata da tutti, pronta a scattare per realizzare il suo immenso destino, deve considerare l’orgoglio nazionale come la sua prima legge di vita.
Perciò, noi futuristi, che venti anni fa, in pieno rammollimento parlamentare social-democratico-comunista-clericale gridavamo: «La pa-
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