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pranzo di nozze


I pranzi di nozze comuni sotto la loro apparente e ostentata festosità nascondono mille preoccupazioni: se sì o no sarà felice l’accoppiamento, dai punti di vista intellettuale, carnale, prolifico, carrieristico, economico.

Tutti lanciano augurî come si mollano razzi con la paura alla punta delle dita e della lingua.

La suocera si sventola addosso febbrilmente complimenti, consigli, occhiate pietose e sguardi di falsa gioia. La vergine è già nelle braccia degli angeli. Lo sposo, ben pettinato, è sott’olio. I cugini, sotto aceto. Le amiche della sposa, tutte spazzole, pettini e spilli d’invidia.

I marmocchi si rimpinzano di confetti e ruzzolano sui fiori d’arancio del vestito nuziale.

Nessuno può mangiare nè assaporare le vivande poiché essendo tutti nell’instabile, ripugna loro lo stabilizzare il palato e lo stomaco.

Regni quindi sul pranzo un equilibrismo che risponda all’equilibrismo degli stati d’animo.

Una zuppiera di magnifica minestra da tutti conosciuta e amata (riso, fegatini e fagioli in brodo di quaglie) sia recata in alto su tre dita dal cuoco stesso saltante sulla gamba sinistra. Giungerà o non giungerà? Forse si rovescierà e le macchie sul vestito nuziale correggeranno opportu-


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