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pranzo musicale
autunnale
In una capanna da cacciatori seminascosta in un bosco verdeazzurrodorato, due coppie si siedono ad una tavola rozza formata di tronchi di quercia.
Il rapido crepuscolo sanguigno agonizza sotto le enormi pancie delle tenebre come sotto piovosi e quasi liquidi cetacei.
Aspettando la contadina-cuoca, sulla tavola ancora vuota passerà, unico alimento, il fischio che il vento infila nella serratura della porta, alla sinistra dei mangiatori.
Duellerà con quel fischio il gemito lungo pure affilato di un suono di violino, stiracchiato nella camera di destra dal figlio convalescente della contadina.
Poi, silenzio di un minuto. Poi, due minuti di ceci nell’olio e aceto. Poi, sette capperi. Poi, venticinque ciliege allo spirito. Poi, dodici patatine fritte. Poi, un silenzio di un quarto d’ora durante il quale le bocche continuino a masticare il vuoto. Poi, un sorso di vino Barolo tenuto in bocca un minuto. Poi, una quaglia arrostita per
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