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pranzo parolibero
primaverile
La traversata di un giardino primaverile fra i dolci fuochi di un’aurora piena di timidezze infantili, ha dato a tre giovani, vestiti di lana bianca e senza giacca, un’ansietà tra letteraria ed erotica che non può appagarsi di una colazione normale.
Si mettano quindi a tavola all’aperto sotto un pergolato che lascia passare le dita calde del sole.
Non caldo, ma tiepido sia servito subito un piatto sinottico-singustativo di peperoni, aglio, petali di rose, bicarbonato di soda, banane sbucciate e olio di fegato di merluzzo, equidistanti.
Mungeranno tutto? Ne assaggeranno delle parti?
Ne intuiranno i rapporti fantastici senza assaggiare neanche? A volontà!
Doverosamente mangeranno, dopo, una scodella di tradizionali tortellini in brodo. Ciò farà sì che il loro palato spicchi subito il volo cercando nel piatto sinottico-singustativo un’indispensabile nuova armonia.
Formeranno subito un rapporto metaforico inusitato tra i peperoni (simbolo di forza campestre) e l’olio di fegato di merluzzo (simbolo di mari nordici feroci e necessità curative di polmoni malati). Provino allora a intingere il pe-
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