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gnore erano nell’impossibilità assoluta di animare i timorosi che, giunti alla soglia, in un ultimo dubbio angoscioso, non osavano penetrare nella sala.
Tuttavia la festosa allegria dell’ambiente animato dagli enormi pannelli di Prampolini, la sicurezza elettrizzante di S. E. Marinetti, l’imponente apparato del personale di servizio e la bianca calma tradizionale delle tavole imbandite, resero il coraggio delle proprie azioni ai titubanti.
Soltanto le facce enigmatiche di Prampolini e di Fillìa, ideatori delle vivande futuriste, mantenevano il mistero dell’imminente rito.
Contrariamente alle nostre abitudini daremo un’ampia lista di nomi, poiché essi passeranno alla storia come quelli dei precursori nel gustare la cucina del futuro.
S. E. il Principe di Scalea, sempre sensibile ad ogni manifestazione italiana, era alla tavola d’onore con alcuni membri del suo Commissariato, tra cui il comm. Dall’Oppio e il Marchese di San Germano, col rappresentante del Ministro Reynaud, il Reggente del Fascio dottor Saini, l’on. Ciarlantini, l’avv. De Martino, segretario amministrativo del Fascio, il cav. Gennari del Direttorio.
Ad altre tavole: l’avv. Gheraldi della Società degli Autori, Vittorio Podrecca, il critico d’arte Eugenio D’Ors dell’Accademia di Madrid, il
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