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L’aerovivanda

E veniamo all’aerovivanda: è un piatto che non consiglio agli affamati. Si compone di una fettina di finocchio, di una oliva e di un chinotto. C’è in più una striscia di cartone sulla quale sono incollati, uno vicino all’altro, un pezzo di velluto, un pezzo di raso e un pezzo di carta vetrata: la carta vetrata — spiega Fillia — non è obbligatorio mangiarla, servirà solo per arpeggiare con la mano destra dando sensazioni prelabiali che rendono gustosissime le vivande, le quali debbono essere portate alla bocca, contemporaneamente con la mano sinistra.

In quanto agli odori il cameriere gira con un ampio spruzzatore inaffiando le teste dei convitati (suggeriamo a Fillìa di servire un’altra volta tale abluzione capillare, tepida, per la incolumità, dai raffreddori, degli uomini calvi).

Il pranzo, tra lazzi e motti di spirito e pasquinate, prosegue gaudiosamente: chi ha messo tutti in tale stato è l’annuncio che non vi saranno discorsi ufficiali. Un po’ la colpa è anche del grignolino piuttosto galeotto.

E la digestione è salvaguardata.

Tuttoriso: un piatto molto virile nella forma e composto in sostanza di riso condito con vino e con birra. Mangiabilissimo: c’è perfino chi richiede il bis.


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