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cialità, ecc., erano in stile razionale. E il più moderno e il più animato era il ristorante italiano ideato dagli architetti futuristi Fiorini e Prampolini.

A Parigi, a Berlino, a Vienna, centinaia di Bar sono in stile futurista. In essi è igiene, economia, luminosità, spazio, splendore di metalli e di cristalli.

A Padova, il Padiglione dell’Arte Sacra è una realizzazione razionale veramente utile, bella e rispondente alla funzione.

Molti cataloghi di vini francesi sono pubblicazioni completamente futuriste.

E si può aggiungere, ai numerosi pregi dei locali moderni, cataloghi, cartelli futuristi, quello dell’economia: da non trascurare in questi difficili momenti.

In Italia, pochissimi e sporadici sono stati fin qui i tentativi, mentre questi artisti italiani lavorano apprezzati all’estero.

Voglio augurarmi che nel 1932, se manifestazioni vinicole avranno luogo a Roma, esse si valgano largamente delle nuove forme d’arte.

Ci deve essere posto per tutti, nel campo della propaganda vinicola!

E se i futuristi italiani si occuperanno con feconda e pratica operosità, della propaganda e valorizzazione del vino italiano, faranno cosa utile e buona.


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