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strofe che ho nel cuore per te, ne saresti appena distratta. Oppure, m’interromperesti, mormorando: «L’alito infocato del lontano deserto è giunto fin qui!» Mabima! Mabima! non è l’alito del deserto, che ti accarezza. Sono i centomila deserti divampanti delle mie vene, che fiatano passione su di te! Sei tragicamente bella, ma Kabango non ti vede! I suoi occhi potenti attraversano il tuo corpo come un cristallo, per contemplare dovunque il Sinrun. Tu meriti tutto l’amore del cielo e della terra, ma egli non t’ama!

Mabima.

No! No! Tu menti. Kabemgo mi ama. Lo so. Ne sono sicura.

Lanzirica.

Non sa amarti, poiché ti preferisce il Sinrun, cioè la sua ambizione. Oh! l’infinita pietà che sento per lui! Non vede, non vede, non vede che tu, soltanto tu, sei la divina frescura dissetante! Non ho più idee, quando ti respiro. Guardo te, amo te, ti preferisco a

marinetti. — Il tamburo di fuoco.


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