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adornarne, magnificarne l’oggetto della loro lussuria. Questi uomini, affaticati ma forti, trovano tempo per la lussuria, motore principale delle loro azioni e delle reazioni di queste, ripercosse su moltitudini e mondi.
Anche presso i popoli nuovi, dove la sensualità è ancora scatenata o confessata, e che non sono dei bruti primitivi nè i raffinati delle vecchie civiltà, la donna è ugualmente il grande principio galvanizzante al quale tutto è offerto. Il culto riservato che l’uomo ha per lei non è che la spinta incosciente d’una lussuria ancora sonnecchiante. Presso questi popoli, come presso i popoli nordici, per ragioni diverse, la lussuria è quasi esclusivamente procreazione. Ma la lussuria, quali si siano gli aspetti sotto i quali si manifesta, detti normali od anormali, è sempre la suprema stimolatrice.
La vita brutale, la vita energica, la vita spirituale, in certi momenti esige una tregua. E lo sforzo per lo sforzo chiama fatalmente lo sforzo pel piacere. Senza nuocersi a vicenda, questi sforzi si completano e realizzano pienamente l’essere totale.
La lussuria è per gli eroi, pei creatori spirituali, per tutti i dominatori, l’esaltazione magnifica della loro forza; è per ogni essere un motivo di superarsi col semplice scopo di selezionarsi, d’esser notato, d’esser scelto, d’essere eletto.
Sola, la morale cristiana succedendo alla morale pagana, fu portata fatalmente a considerare la lussuria come una debolezza. Di quella gioia sana che è l’espansione d’una carne possente, essa ha fatto una vergogna da nascondere, un vizio da rinnegare. L’ha coperta d’ipocrisia, e questo ne ha fatto un peccato.
CESSIAMO DI SCHERNIRE IL DESIDERIO, questa attrazione ad un tempo sottile e brutale di due carni, qualunque sia il loro sesso, di due carni che si vogliono, tendendo verso l’unità. Cessiamo di schernire il Desiderio, camuffandolo con le vesti compassionevoli delle vecchie e sterili sentimentalità.
Non è la lussuria, che disgrega e dissolve ed anni-