Pagina:Manzoni - La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859, Milano, 1889.djvu/16

giunge: u S'avrà egli a dire che l'errore di quegli a uomini fosse esente da colpa, e che possa valer u per loro la scusa dei bambini: non l'ho fatto u apposta ? Sarebbe privarsi d' uno dei più impor- ti tanti ammaestramenti che si possono ricavare u dalla storia, e grande e piccola; che è per l'ap- u punto quello di discernere ciò che, negli errori u fecondi di conseguenze funeste, ci sia stato di u volontario, cioè da potersi evitare secondo le u regole della prudenza, e, prima di tutto, quelle u del diritto, incomparabilmente più semplici, più « manifeste, e, del resto, più prudenti di tutte, n E la sua conclusione è, che quegli errori e quelle colpe in quegli uomini fossero stati u il resultato u d' un impulso di passioni aiutate dal sofisma, u consigliere nàto delle passioni ; di quel misto u d'illusione e di mala fede che è proprio delle u passioni, v Non intende con ciò negare che nel- l'Assemblea ci fossero persone davvero amasti del bene pubblico ; ma le rendeva impotenti il com- plesso di circostanze in cui si movevano, e delle quali una buona parte si doveva al consorzio stesso a cui appartenevano. La storia, intesa e trattata così, è davvero mae- stra ; giacché non può esser maestra dove lo storico, spogliando 1' uomo d' ogni potenza di bene o di male, lo spoglia insieme d'ogni possibilità e utilità di apprendere. E qui è la cagione per cui abbiamo potuto dire più addietro che era pubblicazione di occasione quella di un libro pensato forse un mezzo secolo e cominciato a scrivere un quarto di secolo fa. In quella povera Francia, per cui Dante, assai più che per la sua Firenze, ha trovata l'immagine dell' inferma, Che non sa trovar posa in sulle piume,