Pagina:Manzoni - La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859, Milano, 1889.djvu/15

u sta parte, il giudizio d’un fatto implica necesu sanamente il paragone, più o meno avvertito, di u esso con uno possibile; giacché non solo non k sarebbe cosa ragionevole, ma- non può neppure a venire in mente a nessuno di chiamare utile u o dannoso un fatto, senza che il fare altrimenti u avrebbe portate o peggiori o migliori conseu guenze. n Sicché, se è difficile congetturare quale sarebbe stato un corso di eventi diverso da quello che s’è visto in realtà, non è però addirittura impossibile; non è soprattutto tale quando si scoprono i motivi per i quali gli eventi sono seguiti a quel modo, e, mancando i quali, per conseguenza, sarebbero dovuti seguire in tutt’altro modo. Ciò fa il Manzoni; e si può affermare che, dopo ch’egli ha scritto e dopo ch’egli è morto, son venuti fuori più centinaia di volumi sui particolari o sul complesso, sui fatti, sui movimenti, sulle origini, sulle persone di quel movimento politico; e quantunque si sia lontani dall’averne appurato ogni cosa, e anche più lontani da un giudizio unanime, o persino equanime, sopra ciascuna cosa, si può affermare che siamo oggi più vicini che non s’era comunemente a’ tempi del Manzoni all’apprezzamento che egli ne ha fatto un vent’otto o più anni fa. La riputazione della Rivoluzione di Francia e dei suoi meriti è piuttosto calata che salita nelle fantasie e negl’intelletti, rispetto al grado che vi teneva a’ tempi della nostra giovinezza. E a ciò hanno contribuito, non solo le pazienti ricerche, ma appunto gli effetti degli effetti, dappertutto visibili, ma in nessun paese più visibili che nella Francia stessa. In un altro mezzo foglio, che neanche pubblichiamo, il Manzoni stesso, dopo accagionate di cotali effetti le prime risol azioni dell’Assemblea, ag