Pagina:Manzoni - La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859, Milano, 1889.djvu/13

dopo è stato espresso su quella Rivoluzione, e soprattutto sul principio da cui procedettero tutti i suoi mancamenti e i suoi trascorsi, un giudizio così determinato come quello che enuncia e ne dimostra il Manzoni. L’Assemblea Nazionale, come i Comuni chiamarono gli Stati Generali quando riuscirono a mutarne e sovvertirne il carattere storico, distrusse coi primi suoi atti il Governo, ch’era stata chiamata a riformare; e lo distrusse, ch’è peggio, senza volere e senza «sapere; ne fu mai più in grado di surrogargliene un altro: e d’altra parte, lasciò a mano a mano crescere nel paese una forza irregolare e tumultuaria, che cominciò col soverchiare essa stessa, e poi soverchiò le Assemblee che la seguirono, e travolse ogni cosa, Monarchia e libertà. Il Manzoni aveva questa inclinazione nello studio della storia: ricercarvi le responsabilità umane. Sinceramente cristiano e di una moralità rigida di criterio e di condotta, credeva che l’effetto cattivo o buono dei fatti avesse principale cagione dalla malvagità o virtù di quelli che li operavano. Questa parte di arbitrio umano, che oggi suol essere tanto negletta, era soprattutto investigata da lui. Tutti ricordano la Colonna infame. Aspettavamo chi una, chi altra narrazione, piena di attrattiva e di emozione; e invece trovammo una ricerca giudiziaria e morale, d’una infinita acutezza, sul quesito: se i giudici, che condannarono gli untori, falsamente accusati dalla voce popolare di essere eausa della mortalità che produceva la peste, fossero stati obbligati a farlo dalle leggi cattive del tempo, o vi si lasciassero indurre dalla paura e a dispetto della loro coscienza. E il Manzoni, dietro un esame accurato dei processi, condannava lui codesti condannatori bugiardi anteriori a lui di dugent’anni.