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96 | il manzoni a parigi. |
Ma il grande amico, l’anima gemella, nella gioventù del Manzoni, fu Claudio Fauriel.
La signora di Staël, scrivendo al Fauriel, fra le altre cose gli diceva: «Ce n’est pas assurément que votre esprit aussi ne me plaise, mais il me semble qu’il tire son originalité de vos sentiments.» Queste parole ci possono dare la ragione della profonda simpatia, della viva amicizia che il Manzoni sentì pel Fauriel. La forza, la grandezza originale del Manzoni consiste pure nella sua capacità di sentire vivacemente e di tradurre sinceramente il proprio sentimento. Ammiratore del Parini e di Carlo Imbonati, due stoici, il giovine Manzoni arrivava a Parigi e vi incontrava lo stoico Fauriel, nel 1805, cioè nell’anno in cui questi preparava una storia dello Stoicismo ed attirava alle dottrine stoiche i suoi migliori amici. Ma lo stoicismo del Fauriel non si scompagnava da un sentimento filantropico più moderno che lo raddolciva. Amico del vero, e persuaso che il vero si può conciliar sempre col buono, per amor del vero egli amava pure nell’arte la naturalezza. Il Manzoni trovò dunque nel Fauriel più tosto un consenso che un ammaestramento; i due amici confermarono a vicenda, ne’ loro lunghi e geniali discorsi, e determinarono meglio a sè stessi la loro poetica letteraria che riusciva al tempo stesso una poetica della vita. Anche al Manzoni si sarebbero forse potute rivolgere le parole che la Stael indirizzava al Fauriel: «Vous aimez les sentiments exaltés, et, quoique vous n’ayez pas, du moins je le crois, un caractère passionné, comme votre âme est pure, elle jouit de tout ce qui est noble avec dé-