Qui tutto è vero e caldo come fiamma viva; qui spira l’alito di una poesia originale e potente. L’ombra dell’Imbonati, in conformità delle idee svolte nell’Ode pariniana Sull’Educazione e di quelle del Fauriel (il prediletto tra i pochi ed intemerati amici del Manzoni in Parigi), il quale, intorno a quel tempo, stava, per l’appunto, meditando una storia dello Stoicismo, traccia al discepolo e, per mezzo di esso, a noi, un intiero bellissimo programma di Filosofia stoica. Con un tale espediente, non saprei dire se più ingegnoso o affettuoso, avendo l’Imbonati parlato per mezzo del figlio all’amico, la signora Giulia Beccaria dovette persuadersi come, per la virtù dell’amor figliale, divenuta poesia sovrana, la madre non solamente potea consolarsi, ma avesse ogni ragione di inorgoglirsi, nella lieta certezza di aver fatto all’Italia il dono celeste di un nuovo grande poeta.1
- ↑ L’indole intieramente soggettiva del Carme, le lodi date all’Imbonati amico di sua madre, quando il padre ancora viveva, e la possibilità che alcuno venisse un giorno, come venne pur troppo, a sospettare ch’egli cantasse l’Imbonati per riconoscenza venale, dopo che il Conte aveva diseredato i proprii parenti per lasciare le proprie sostanze alla bella ed intelligente amica, furono, senza dubbiò, i motivi gravissimi, per i quali il Manzoni ebbe più tardi a dolersi d’avere scritto quel Carme giovanile.