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74 | carme autobiografico. |
pochè il poeta Lebrun, allora molto in voga, inviandogli un suo nuovo componimento stampato, lo avea, senz’altro, salutato col nome di Beccaria, soggiungendo nella dedicatoria manoscritta queste parole: «C’est un nom trop honorable pour ne pas saisir l’occasion de le porter. Je veux que le nom de Lebrun choque avec celui de Beccaria.»1 Il Pagani o dimen-
- ↑ Fra i poeti che destarono maggior entusiasmo nel giovine Manzoni vuol essere ricordato, per l’appunto, questo Lebrun. n 1 Egli era nato nel 1729, e s’era acquistato fra i suoi contemporanei il nome di Pindare français. A quattordici anni aveva già fatta un’Ode che prometteva un poeta insigne. Nato nella casa del principe di Conti, che lo prese a proteggere e lo adoperò poi per molti anni come suo segretario, vogliono che egli potesse esserne figlio. Il figlio del grande tragico Racine, poeta egli stesso, innamorò il giovane Lebrun della poesia; naufragato il Racine presso Cadice, il Lebrun lo pianse con un’Ode tenerissima. Sopra il suo quinto lustro, il Lebrun noveravasi già fra i primi Lirici francesi. L’indole satirica del poeta gli fece molti nemici; ma vuolsi pure ricordare che la figlia del grande Corneille ebbe dote per un’Ode famosa, nella quale il Lebrun supplicava in favore di lei il Voltaire. E quando il Voltaire morì, il Lebrun lo onorò con questa strofe efficace:
O Parnasse! frémis de douleur et d’effroi!
Pleurez, Muses, brisez vos lyres immortelles!
Toi dont il fatigua les cent voix et les ailes,
Dis que Voltaire est mort, pleure et repose-toi.
Ma gli epigrammi pungenti del Lebrun sono molto più numerosi. La morte del principe di Conti, la sua separazione dalla moglie, il fallimento del principe di Guémenée, presso il quale il Lebrun avea collocati i suoi risparmii, ne amareggiarono la vita. Per la intercessione del conte di Vaudreuil e del Calonne, impietosito il re Luigi XVI concesse al povero Lebrun una pensione
- ↑ P. D. E., da non confondersi con un altro poeta Lebrun (P. A.) nato nello stesso anno, in cui nacque il Manzoni, morto membro dell’Accademia Francese, di cui il Dumas figlio ebbe a tessere l’elogio insieme col D’Haussonville. Questo Lebrun ebbe pure una gloria precoce, cantò pure le vittorie napoleoniche, e ottenne perciò anch’esso una pensione annua, ma di soli 1200 franchi.