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46 il manzoni poeta satirico.

        Al crin mentito ed a la calva nuca
        Facessi oltraggio. Indi è che, dopo cento
        E cento lustri, il postero fanciullo
        Con balba cantilena al pedagogo
        Reciterà: Torna a fiorir la rosa.


Dopo il Parini, il giovine Poeta rende uno splendido omaggio all’Alfieri morto l’anno innanzi,1 per

  1. Vittorio Alfieri era molto ammirato dal giovine Manzoni; dubito tuttavia assai che il Manzoni abbia conservato sempre la stessa ammirazione per l’illustre Astigiano. Tra i due poeti erano alcune conformità nel comune disdegno della poesia vana e servile, e della mitologia, {Il Manzoni non doveva ignorare la terzina alfieriana:

       Certo in un Dio fatt’uom creder vorrei
            A salvar l’uman genere, piuttosto
    Che in Giove fatt’un tauro ai furti rei.}

    nel sentimento comune dell’ufficio civile delle lettere, nello studio posto da entrambi gli scrittori a scrivere non pure italianamente, ma toscanamente: il Manzoni adorò tuttavia quella Francia che l’Alfieri odiò fino all’oltraggio; il Manzoni pose ogni cura a scrivere con naturalezza, l’Alfieri volle esser duro ed aspro, sperando riuscire più efficace. Nella gioventù accade tuttavia che s’ammira ingenuamente tutto ciò ch’è grande, senza domandarsi troppo se l’ammirazione abbia fondamento in alcuna viva simpatia. Il giovane ammira talora con entusiasmo un grande per una sola qualità principale che lo tenta; l’età matura vuole rendersi maggior conto della stima che concede agli uomini; quindi accade che l’uomo ammiri tanto meno, ma ami poi e stimi molto più profondamente del giovane. Il Manzoni giovine aveva ammirato l’Alfieri che il Parini e l’Imbonati ammiravano; l’Imbonati è perciò dal Manzoni fatto parlare, nel modo seguente, intorno all’Alfieri:

                                  Venerando il nome
             Fummi di lui, che nelle reggie primo
             L’orma stampò dell’italo coturno;
             E l’aureo manto lacerato, ai grandi
             Mostrò lor piaghe e vendicò gli umìli.

    Quando poi l’amico Pagani fece al Manzoni la poco piacevole sorpresa di dedicare a Vincenzo Monti, in nome del poeta, in modo