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IV.


Primi versi.


Invero, ch’egli amasse molto i versi e ne scrivesse fin dal tempo, nel quale sedeva ancora sui banchi della scuola, ce lo dice egli medesimo in un sermone giovanile diretto al suo compagno Giambattista Pagani di Brescia,1 onde rileviamo ch’egli prediligeva già, fra tutti i metri, il verso sciolto, e che non gli toccarono mai, per cagione di poeti, quali Orazio, Virgilio e il Petrarca, quelle battiture che non gli saranno certamente mancate per altre ragioni. Ma, ingegno precocemente riflessivo, egli dovette accorgersi assai presto della vanità degli esercizii rettorici, ne’ quali

    si facesse ritrarre a Parigi, a guisa d’inspirato, colle chiome sciolte e collo sguardo volto al cielo. n 1 Fu scritto da quasi tutti i biografi di Manzoni, che egli da giovinetto fosse di tardo ingegno, e punto non istudiasse. Non ignoro che il grande Poeta, forse burlando, lasciò creder ciò; ma io combatto Manzoni colle stesse sue armi, coi bellissimi suoi Versi giovanili alla mano; ma io cito l’onoranza del ritratto, certamente non sospetta, che egli ottenne nello stesso Collegio Longone, ove fu alunno dal 1796 all’anno 1800.»

  1. Anche nell’Urania, il Manzoni dice ch’egli ambì la fama di poeta italiano fin dai passi primi nel terrestre viaggio:

                                  Da’ passi primi
    Nel terrestre viaggio, ove il desio
    Crudel compagno è della via, profondo
    Mi sollecita amor che Italia un giorno
    Me de’ suoi vati al drappel sacro aggiunga.

  1. Con gli occhi rivolti in su lo rappresentava pure nella virilità il pittore Molteni in un quadro ad olio, che si conserva presso la marchesa Alessandrina Ricci D’Azeglio.