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230 i promessi sposi.

che le fossero meno care. Le accadeva quindi, o di proporsi per bene ciò che non lo fosse, o di prender per mezzi cose che potessero piuttosto far riuscire dalla parte opposta, o di crederne leciti di quelli che non lo fossero punto, per una certa supposizione in confuso che chi fa più del suo dovere possa far più di quel che avrebbe diritto; le accadeva di non vedere nel fatto ciò che ci era di reale, o di vederci ciò che non ci era; e molte altre cose simili, che possono accadere, e che accadono a tutti senza eccettuarne i migliori; ma a Donna Prassede troppo spesso e, non di rado, tutte in una volta.» — «... Fin da quando aveva sentito la prima volta parlar di Lucia, s’era subito persuasa che una giovine, la quale aveva potuto promettersi a un poco di buono, a un sedizioso, a uno scampaforca, in somma, qualche magagna, qualche pecca nascosta la doveva avere. Dimmi chi pratichi, e ti dirò chi sei. La vista di Lucia aveva confermata quella persuasione. Non che, in fondo, non le paresse una buona giovine; ma c’era molto da ridire. Quella testina bassa col mento inchiodato sulla fontanella della gola, quel non rispondere, o risponder secco secco, come per forza, potevano indicar verecondia; ma denotavano sicuramente molta caparbietà; non ci voleva molto a indovinare che quella testina aveva le sue idee. E quell’arrossire ogni momento, e quel rattenere i sospiri.... Due occhioni poi, che a una Donna Prassede non piacevano punto. Teneva essa per certo, come se lo sapesse di buon luogo, che tutte le sciagure di Lucia erano una punizione del cielo per la sua amicizia con quel poco di buono, e un avviso per far