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208 intermezzo lirico:

Dopo il 1822, il Manzoni giudicò cosa più prudente e più pratica il confidarsi tutto all’ignoranza de’ suoi censori. Quando il 5 maggio 1821 morì Napoleone, il nostro Poeta si trovava a Brusuglio. Parve a sua madre che quella morte sarebbe stata degno soggetto di un suo canto. Il Manzoni si raccolse brevemente in sè stesso, e bastarono sole ventiquattro ore ad ispirargli una delle più belle liriche del nostro secolo, nella quale il soggetto epico trae pure calore lirico dalle impressioni stesse che il poeta aveva ricevute nella sua gioventù alla vista di Napoleone. Lo Stoppani ci ha fatto noto che il verso del Cinque Maggio, ove si rappresenta il modo terribile, con cui il primo Napoleone poteva talora guardare:

Chinati i rai fulminei,


risale ad una impressione ricevuta dal Manzoni giovinetto al Teatro della Scala. Dopo la battaglia di Marengo il Buonaparte era venuto a Milano più da padrone che da liberatore: entrò una sera in teatro, e scorse in un palco la contessa Cicognara, nemica implacabile che non gli perdonava l’ignobile mercato di Venezia. Incominciò a puntare gli occhi sopra di lei, quasi per fulminarla, e per tutta la sera non si rimosse. «Che occhi! (diceva il Manzoni, il quale stava nel palco della Contessa), che occhi aveva quell’uomo!» e richiesto se potesse esser vero che quegli occhi gli avessero suggerito il noto verso, rispose: «Proprio così, proprio così.» Il Buonaparte gli aveva lasciato certamente per questo ricordo e per altri consimili una forte, viva