Adrian tornerà; re delle preci,
Signor del Sacrifizio, il soglio a noi
Sgombro darà.
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In queste poche parole viene espresso, dodici anni prima, il concetto fondamentale dell’Arnaldo del Niccolini. Il Manzoni perciò non poteva in nessun modo accordarsi coi Gesuiti, i quali volevano che la Chiesa s’impacciasse nel governo politico del mondo; e fin dall’anno 1819, scrivendo da Parigi al suo proprio confessore Tosi un po’ giansenista, esprimeva chiaramente il suo pensiero in proposito: «A malgrado (egli diceva) degli sforzi di alcuni buoni ed illuminati Cattolici per separare la religione dagl'interessi e dalle passioni del secolo, malgrado la disposizione di molti increduli stessi a riconoscere questa separazione, e a lasciare la religione almeno in pace, sembra che prevalgano gli sforzi di altri che vogliono assolutamente tenerla unita ad articoli di fede politica che essi hanno aggiunto al Simbolo. Quando la Fede si presenta al popolo così accompagnata, si può mai sperare che egli si darà la pena di distinguere ciò che viene da Dio da ciò che è l’immaginazione degli uomini? I solitarii di Porto Reale l’hanno fatto, ma erano pochi, erano dotti, erano separati dal mondo, assistiti da quella grazia che non cessarono d’implorare.» Ciò ch'è nuovo nel carattere religioso della letteratura manzoniana è, per l’appunto, questo richiamo della religione a’ suoi principii fondamentali di carità e di libertà, questo accordo dei principii umanitarii del Vangelo coi principii umanitarii proclamati dalla Rivoluzione francese, la quale non gli osservò poi sempre essa medesima, ma intanto