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16 la nobiltà del manzoni.

Cioè, le famiglie Cuzzi e Manzoni ed il torrente Pioverna, quando straripa, non intendono punto la ragione. Dalla Valsássina la famiglia Manzoni passò ad abitare in quel di Lecco, dove il signor Pietro Manzoni, padre del nostro Poeta, possedeva molte terre ed una bella palazzina detta Il Caleotto, che nell’anno 1818 Alessandro Manzoni fu costretto a vendere, insieme con gli altri beni per la mala amministrazione di chi aveva tenuto, per oltre un decennio, la procura ed il governo di quelle terre, una parte delle quali si trovava nel Comune di Lecco, altre in Castello, altre in Acquate, il villaggio per l’appunto de’ Promessi Sposi. Come Renzo si trova obbligato a lasciare il proprio villaggio ed a vendere la propria vigna per recarsi ad abitare nel Bergamasco; così il nostro Poeta dovette, per salvar la villa di Brusuglio, abbandonar luoghi che gli erano cari, dove aveva passata una parte della sua infanzia, dov’era tornato a villeggiare tra gli anni 1815 e 1818, onde non è meraviglia l’intendere dallo Stoppani che in quegli anni, per l’appunto, Alessandro Manzoni si trovasse pure a capo dell’amministrazione del Comune di Lecco; meno ancora ci meraviglieremo, dopo di ciò, che la scena de’ Promessi Sposi sia stata posta dall’Autore nel villaggio di Acquate, nel territorio di Lecco, nei luoghi, ove lo riportavano le prime e le più care sue reminiscenze e dai quali egli s’era dovuto staccare per sempre con un vivo dolore, tre anni e mezzo soltanto innanzi ch’egli incominciasse a scrivere il proprio romanzo.

I Manzoni erano dunque nobili, ma nobili deca-